lunedì 27 giugno 2011

IL DESTINO DI UN CAVALIERE

Berlusconi ha costruito il suo consenso ed il suo successo elettorale grazie soprattutto alla forte presa che ha avuto nelle zone in cui è nato e si è fatto conoscere, salendo alla ribalta come un imprenditore di successo fin dagli anni ’70; mi riferisco a Milano, sua storica roccaforte, alla Lombardia ed al nord in generale. Ma in questi ultimi anni, dati elettorali alla mano, salta all’occhio come il suo consenso è alle stelle in particolare in due regioni meridionali, tra l’altro spesso duramente attaccate dai suoi alleati leghisti, la Campania e la Sicilia.
Inevitabile chiedersi il motivo di tanto successo in regioni non solo lontane “geograficamente” dai luoghi cari a Berlusconi, ma distanti anche politicamente per via dell’unione dell’attuale premier con la Lega, partito nordista e soprattutto anti-meridionale.
In questo post cerco di indagare le possibili cause di questo all’apparenza inaspettato successo, analizzando a fondo delle motivazioni che spesso i giornali/telegiornali nazionali omettono parzialmente o totalmente.



1 PUNTO DI VISTA: I LEGAMI MALAVITOSI

I voti presi al Nord sono frutto di un consenso politico, e per quanto forte e radicato, comunque oscillante in base a scelte più o meno gradite agli elettori; d’altronde,  il consenso politico è aleatorio per definizione ed il recente risultato alle amministrative di Milano conferma questa tesi.
Al contrario, al sud, il premier non perde colpi (o quasi); fatta eccezione per l’inaspettata vittoria di De Magistris a Napoli, storicamente il consenso di Berlusconi nel meridione è elevato.
Eppure nell’ultimo quindicennio dominato dalla figura di Silvio, il sud non ha avuto un grande sviluppo, non ha compiuto chissà quali progressi, perciò occorre trovare un legame per capire il motivo dei numerosissimi voti presi da Berlusconi nel sud Italia;  dobbiamo chiederci se la presenza di LEGAMI MALAVITOSI, in grado di convogliare un gran numero di voti, possa essere una spiegazione possibile.
Personalmente, credo di si: purtroppo la radicazione di gruppi di matrice mafiosa o camorristica nel sud del nostro paese è cosa nota a tutti, così come la loro capacità di “sostituirsi” spesso allo stato ed alle istituzioni. Di conseguenza non è difficile immaginare la presenza di cosa nostra dietro questo ampio plebiscito in termini di voti a favore del nostro premier. Collegamento azzardato?

2 PUNTO DI VISTA: IL CLIENTELISMO

Una forma più “elegante” rispetto al primo punto di vista può essere rappresentato dal legame personale che Berlusconi ha saputo instaurare con imprenditori e politici del sud Italia, gente in grado di ottenere un (lecito?) consenso politico molto elevato; in altre parole, secondo quest’ottica non era Berlusconi a “sporcarsi le mani”, bensì i suoi uomini, con cui il legame non può che essere definito di tipo clientelare. Faccio un esempio, tale Salvatore (Totò) Cuffaro, presidente della regione Sicilia per quasi 8 anni, fino al 18/01/2008, noto per essere una vera e propria “macchina di voti”; è qui che il legame tra il 1 ed il 2 punto di vista si infittisce, poiché è più che plausibile che i voti che Cuffaro riceva erano di matrice mafiosa e non semplici consensi popolari per il suo operato politico. Per la cronaca, Cuffaro è stato condannato a 7 anni di reclusione per favoreggiamento aggravato a cosa nostra e rivelazione di segreto istruttorio.
Altro esempio, tale Giuseppe Ciarrapico, noto imprenditore ciociaro sulla cui teste pendono accuse e condanne  gravissime, tra cui ricettazione fallimentare, bancarotta fraudolenta, finanziamento illecito ai partiti; nonostante tutto ciò, ed oltre all’ostruzione dei suoi alleati durante la campagna elettorale del 2008, Berlusconi decide comunque di presentare Ciarrapico come candidato nel Lazio al senato della Repubblica, definendolo come un editore dalla fortissima influenza sulla stampa e quindi in grado di influenzare l’opinione pubblica.
Si potrebbe andare avanti per ore, ma questi due nomi sono rappresentativi del fatto che tramite legami clientelari, Berlusconi evitava di immischiarsi in prima persona in questi giochi di potere, godendone comunque i frutti in termini di consensi elettorali. E’ irreale affermare ciò?

3 PUNTO DI VISTA – IL POPULISMO STRATEGICO NEL MERIDIONE

Quest’ultimo punto di vista è meno diretto ed empiricamente verificabile degli altri due, poiché si basa essenzialmente su questioni di natura antropologica; storicamente, in zone a carattere rurale e non ancora al pari dei paesi più avanzati in termini di sviluppo del settore terziario, dell’istruzione e dei principi della democrazia, la figura del potere forte, unico ed accentrato, è in grado di avere una notevole presa sul popolo, se opportunamente utilizzata, più di qualsiasi altra figura a carattere maggiormente democratico.
Berlusconi, maestro nell’oratoria a scopo populista, ha avuto gioco facile nel colpire al dritto al cuore i sentimenti e le speranze del meridionale medio, proprio grazie al suo essere uomo solo al comando, autoritario, deciso, ed allo stesso tempo pronto ad aiutare chi ha bisogno, i quali, non sapendo “come si fa”, preferiscono delegare i propri problemi a chi sembra in grado di risolverli.
Berlusconi colpisce persone di questo target: basso livello di istruzione, aspettative non elevate per il futuro, disinteresse diffuso per i problemi che non riguardino ciò che capita loro direttamente.
Ad oggi non c’è un’alternativa dalla personalità tanto forte quanto Berlusconi, ed anche questo spiega il successo incontrastato che il premier tuttora riscontra in queste zone.

Osservazioni ragionevoli?

N.B.- La prossima analisi riguarderà il leader di Sinistra Ecologia e Libertà, il pugliese Nichi Vendola.
Il blog, a carattere apartitico ma non apolitico, nel rispetto della pluralità e dell'informazione libera è attento a garantire la cosidetta "par condicio" in relazione ai soggetti politici esaminati, cercando di dare lo stesso spazio e riservare lo stesso trattamento a personaggi del centro-destra e del centro-sinistra.

Nessun commento:

Posta un commento